Pubblicato in: Il mondo visto da qui

Insciallah. Se Dio vuole.

Insciallah di Oriana Fallaci – Prefazione di Gianni Riotta.

Nel 1990 Oriana Fallaci torna al grande romanzo con Insciallah, un’opera corale che prende spunto dalla missione occidentale di pace a Beirut dopo i sanguinosi eventi del 1982. Una “piccola Iliade” che la stessa Fallaci racconta dando voce a uno dei protagonisti, il Professore, un militare appassionato di letteratura: “Posso anticiparti che la storia si svolge nell’arco di tre mesi, novanta giorni che vanno da una domenica di fine ottobre a una domenica di fine gennaio, che s’apre coi cani di Beirut, allegoria ai bordi della cronaca, che prende l’avvio dalla duplice strage, che segue il filo conduttore d’una equazione matematica, cioè dell’S=K ln W di Boltzmann, e che per svilupparne la trama mi servo dell’amletico scudiero di Ulisse. Quello che cerca la formula della Vita.”


Carmen Vurchio (519)
Carmen Vurchio

“Insciallah” di Oriana Fallaci, ti entra dentro e ci rimane.

E’ un diario di guerra, ha scritto qualcuno, un insegnamento di vita, ha scritto qualcun altro.

Per me è un diario di guerra che insegna quanto valore abbia la vita.

“Insciallah” mi ha fatto soffrire, gioire, riflettere, mi ha trasmesso ansia e tranquillità, mi ha fatto apprezzare la vita e pensare alla morte.

Insciallah significa “se Dio vuole, come Dio vuole”. Ma è Dio che vuole la guerra? E’ Dio che chiude gli occhi quando i bambini saltano in aria, mentre portano da mangiare a un povero soldato, divenuto loro amico? E’ Dio che vuole che muoiano, senza sapere il perché? Che impugnino le armi e uccidano, masticando una gomma, come se fosse la normalità? E’ Dio che permette agli uomini di torturare, violentare, seviziare, uccidere delle povere monache?

Quanto sentimento c’è in questo libro. Quanto amore. Quanta fragilità. Quanta cattiveria. Quanta umanità. Quanta paura. Quanto desiderio di pace. Quanta voglia di vita. Quella vita che Oriana Fallaci amava con passione e che definiva “il regalo dei regali”.

Ma c’è anche tanta morte, quella morte da affrontare con dignità perché “se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.”

Carmen Vurchio


Se non conoscete la storia di Oriana Fallaci, vi consiglio il documentario di

Enrico Mentana: “Storia di un’italiana”.


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Vivo e scrivo senza stress.

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