
La sedicenne trovata morta in un cantiere abbandonato a Roma ha subito una violenza sessuale di gruppo. Se non fosse morta, avrebbe dovuto convivere per lungo tempo con una morte interiore, perché i suoi violentatori l’hanno uccisa dentro. Inutile scrivere che forse era lì per droga, forse era lì perché attirata in trappola, forse era lì per recuperare un tablet che le avevano rubato. Col forse non si va da nessuna parte. Inoltre il particolare sulla droga, dato che per ora è pura supposizione, non fa altro che infangare la memoria di una ragazza che non c’è più. A tutti capita, almeno una volta nella vita, di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato, con la gente sbagliata. A tanti va bene e quando la paura passa, rimane una storia da raccontare. Alle vittime invece non rimane che sedersi su una nuvola e aspettare che qualcuno quella storia la ricostruisca e che la faccia finire nel migliore dei modi: i buoni in Paradiso, i cattivi all’Inferno.