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Filippo Farruggia: Emozioni in Colore.

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Carmen Vurchio

Non sono mai stata un’esperta d’arte ma la pittura mi ha sempre affascinato, forse proprio perché io non riuscirei mai a dipingere, se non qualcosa di astratto/distratto, che nessuno vorrebbe in casa.

Quando ho visto per la prima volta alcune opere di Filippo Farruggia, ne sono rimasta incantata. La sua arte arriva al cuore, sicuramente è arrivata al mio. Le opere di Filippo Farruggia sono vere e proprie “Emozioni in Colore”.

Carmen Vurchio

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INTERVISTA A FILIPPO FARRUGGIA.

(di Carmen Vurchio)

FILIPPO FARRUGGIA, quando ha iniziato a dipingere e come si è trasformata la sua  Arte nel tempo?

Ho cominciato a dedicarmi alla pittura all’età di 11/12 anni, sotto la guida di un lontano cugino, pittore provetto, che aveva visto alcuni miei disegni e mi convinse ad intraprendere quest’arte. Mi diede la prima tela, insieme ai primi colori ad olio. Ricordo anche il mio primo soggetto: “un paesaggio campestre con un asino accovacciato all’ombra di un Carrubbo secolare”. E’ stato l’inizio di un grande Amore, sentimento che mi spinse a ordinare, tramite un rappresentante di articoli per belle arti, un buon numero di tele, colori e pennelli. Tutto ciò è stato possibile soprattutto grazie ai miei genitori, che mi hanno, fin da subito, sostenuto ed incoraggiato. Una fortuna che non capita a tutti. Nel frattempo si creò attorno al mio Maestro un gruppo di ragazzi e ragazze: il Gruppo Trinacria. Cominciammo a girare per la nostra bella Sicilia, esponendo in Estemporanee e Collettive, riscuotendo un discreto successo. Si era a metà degli anni 60. Iniziò così il mio percorso artistico. La scoperta dei pittori antichi avvenne invece grazie all’uscita delle monografie mensili a cura della Fabbri Editore, per il cui acquisto sacrificavo le mie paghette settimanali. Cominciai a copiare le loro opere, cercando di capire quali fossero i segreti e le tecniche dell’arte del passato e iniziai a studiarne le composizioni. Fu allora che il meraviglioso incanto della figura umana, soprattutto femminile, s’impadronì di me, al punto da divenire la chiave di volta dei miei lavori.  

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Filippo Farruggia: ritratto della carissima mamma

Nei suoi ritratti c’è qualcosa di quell’arte antica che tanto l’aveva appassionata da ragazzo?

I Pittori Antichi, i Grandi Maestri, sono alla base del mio modo di dipingere. Il loro tratto, la loro tavolozza, sono fondamento della mia ricerca stilistica e cromatica. Di antico nel mio modo di dipingere c’è la ricerca del messaggio visivo, non solo sensazione coloristica ma soprattutto il riconoscimento della forma, il disegno, la giustezza delle forme.

Mai e poi mai farò un quadro astratto, anche se mi piacciono ed apprezzo molti Artisti Moderni. Per me il messaggio pittorico dev’essere compreso da tutti indifferentemente e non solo da una piccola Élite di critici e collezionisti. In questo sta il cordone ombelicale fra i miei lavori e le opere antiche.

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Filippo Farruggia: La raccoglitrice

Preferisce disegno o pittura?

Nel mio modo di dipingere non può esistere la pittura senza il disegno. L’uno è parte integrante dell’altra.

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Filippo Farruggia: Sogni Proibiti

Cosa prova Filippo Farruggia quando dipinge?

Quando dipingo entro in un’altra dimensione, mi estraneo dalla realtà, i rumori mi giungono ovattati e lo spazio attorno a me viene come coperto da un sipario. Esisto solo io, i miei colori e la tela davanti a me.

Non avendo uno studio tutto mio, lavoro in spazi comuni al resto della famiglia, per cui le mie opere per lo più nascono nel cuore della notte. Sovente vengo riportato nella dimensione temporale dal filtrare dei primi raggi solari. La cosa strana, e nel contempo straordinaria, è che non provo nessuna sensazione di stanchezza.

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Filippo Farruggia: La bambina con l’orecchino

E’ sempre soddisfatto del risultato finale o è critico con se stesso?

Sinceramente non sono quasi mai soddisfatto di quello che faccio, cerco sempre la perfezione. Ricordo di lavori tralasciati per diversi anni, ripresi più volte e mai finiti. Il critico più feroce delle mie opere sono io.

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Filippo Farruggia: Oltre il tempo

A proposito di critici, condivide il pensiero di chi sostiene che l’Arte sia per pochi?

Questa per me è la bestialità più assoluta. L’Arte è Universale e va condivisa con tutto il genere Umano, in tutte le sue Espressioni e tutte le sue Forme. Essa è parte integrante dell’Animo Umano.

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Filippo Farruggia: Mater tecnologica

Ho letto che per un periodo della Sua vita si è allontanato dalla pittura. Cosa l’ha spinta a trascurare questo Suo grande amore?

Tralasciai la Pittura per un’altra mia grande passione: la Musica.

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Filippo Farruggia musicista (occhiali scuri)

Facevo parte di una Band che nel nostro paesello natio e nel circondario riscuoteva un certo successo di pubblico. Non ultimo motivo  per questo cambio, fu la trovata autonomia economica che la musica ci consentiva mentre con la pittura era cosa impossibile. Ovviamente non ho mai abbandonato del tutto i pennelli, anche se invece che gli oli cominciai ad usare gli acquarelli, per lavori di getto e molto veloci.

Mi riavvicinai alla pittura quando fui invitato ad una collettiva nel 2012 dove era il pubblico a votare il quadro  che più  preferiva ed in quella occasione, con la mia  opera “Mater Gioiosa”, mi qualificai primo assoluto. Il resto è cronaca.

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Filippo Farruggia: Mater Gioiosa

“Mater Gioiosa” è solo una delle sue straordinarie opere. La Sua arte arriva al cuore. Lo dimostrano i tanti commenti positivi che riceve anche solo su facebook, ogni volta che pubblica la foto di una Sua creazione: “Bravissimo artista” – “Grande Maestro” – “Ritratto stupendo” –  “Non ci sono parole per questo dipinto” – “Capolavori da favola”. Che significato hanno per Lei questi complimenti, che spesso arrivano da “non addetti ai lavori”?

I complimenti, specialmente quelli della gente comune, sono sempre graditi  e spesso sono quel  combustibile necessario per spingerti a continuare a lavorare, a migliorarti. Essi sono la conferma che sei riuscito a provocare, a destare sensazioni, emozioni, le quali sono, d’altronde,  il fine ultimo di ogni forma d’arte. Lei dice che la mia arte arriva al cuore, ebbene, se così non fosse sarebbe Arte? L’Arte è  la rappresentazione materiale della nostra anima, della nostra coscienza, della consapevolezza che siamo fatti di carne, sangue ed ossa ma anche di  impulsi affettivi,  emozionali. Essa ci da l’immagine dei sentimenti e delle nostre passioni.

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Opera di Filippo Farruggia

L’arte è anche lavoro. C’è posto per i bravi artisti in Italia o è meglio fuggire altrove?

Tutto dipende da cosa i pittori e gli artisti in generale cercano. Io ho sempre dipinto con il solo scopo di creare, di esternalizzare le mie emozioni, per questo sin da ragazzo ho partecipato a collettive ed estemporanee senza mai pormi il problema della fama o delle vendite… e quando è successo di vendere qualche mia opera, l’ho sempre fatto a malincuore e con non poca tristezza. Ma vendere significa anche poter continuare a lavorare: i materiali necessari ormai hanno un costo quasi inaccessibile se vuoi usarne di eccellenti. Poi tutto è legato alla fortuna ed al caso: trovare il gallerista che nei tuoi lavori vede delle potenzialità e che si fa carico allora di portarti in alto, di aprirti le porte del mercato. Intendiamoci, non lo farà certamente con lo spirito dei mecenati del Rinascimento o del Barocco: vorrà lucrarci e per tanto tempo, anche se ti darà quelle sicurezze che da solo non potrai mai avere. Italia o Estero? Anche nell’Arte la globalizzazione regna sovrana, quindi poco cambia.

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Opera di Filippo Farruggia

Qual è stato il  momento più bello della sua carriera e quello, se c’è stato,  che, se potesse, cancellerebbe dalla memoria?

Il momento più bello della mia carriera? Tanti sono i momenti belli che hanno da sempre  stimolato la mia voglia di fare, di creare, di mettere in colore le mie sensazioni ed i miei sentimenti. Il più bello in assoluto, forse anche perché più vicino cronologicamente, è quello del marzo 2017, in occasione della Biennale Internazionale D’Arte del Mediterraneo. Era la sera della premiazione e io stavo per andarmene, quando sentii chiamarmi sul palco, perché arrivato 6°. Non immagina l’emozione, non per il premio in se, ma per il fatto che a determinare il premio sia stato il voto delle migliaia di persone che hanno visitato la mostra: gente comune, famiglie con bambini, non solo addetti del settore. Dissi a me stesso: “Filippo, missione compiuta”.

Certamente, come in tutte le cose, si vivono anche momenti non esaltanti, anche molto brutti, ma sinceramente non ne cancellerei nessuno e per un semplice motivo: son quelli che ti aiutano a crescere più di tutti.

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Opera di Filippo Farruggia

In una Sua intervista, alla domanda su cosa consiglia ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo della pittura, Lei ha risposto che consiglia di cambiare mestiere. Lo pensa sul serio o era una battuta?

La mia risposta a  quella domanda era sì una battuta, ma con un gran fondo di verità. Mi spiego meglio: se non affronti questo percorso con grinta e passione, prima o poi ti succederà la cosa più orribile che ad un Artista possa capitare: la disillusione. Non ci si deve aspettare successo, denaro ed ovazioni ma solo sudore, fatica e spesso incomprensione. Non meno deprimente la sempre presente invidia degli altri.

In poche parole occorre avere il pelo sullo stomaco. Se ce l’hai bene, altrimenti è meglio che cambi mestiere.

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Vivo e scrivo senza stress.

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