Pubblicato in: Il mondo visto da qui

Io, turista in un’Italia stanca ma…non razzista.

20180815_122710
Carmen Vurchio

Ho lasciato Cabo Verde due settimane per tornare, da turista, nella mia bella Italia. Giorni stupendi, trascorsi tra Lombardia, Toscana e il mio Piemonte. Ero un po’ prevenuta, perché mi aspettavo di trovare un paese razzista, influenzata da ciò che, negli ultimi tempi, avevo letto sul web o sentito in tv.

Nel bresciano sono entrata in un bar, gestito da una ragazza cinese. Aveva tanti clienti italiani, quasi tutti pensionati, che la salutavano come si fa con una nipote. “Ma veramente chiudi il bar per ferie? E come facciamo noi senza di te? Dove andiamo a giocare a carte?” – le dicevano. E lei, sorridente, e in un italiano quasi perfetto, rispondeva: “Sono stanca, ho bisogno di riposo e voglio andare in Cina dalla mia famiglia”. Io ho ordinato un caffè ma, devo essere sincera, ero un po’ stranita dalla situazione. Una cinese barista non l’avevo mai vista. “Chissà come sarà questo caffè”- mi sono detta. In effetti il risultato non era eccezionale ma la situazione mi è piaciuta molto. Alla faccia del paese razzista.

Sono andata in spiaggia in Toscana e il parcheggiatore (non abusivo) era marocchino. Straniero anche chi mi ha affittato ombrellone e lettino. Forse erano fratelli, o parenti. Certo è che i loro clienti italiani, probabilmente abituali, li chiamavano per nome, scherzavano con loro, e gli davano pacche sulle spalle, come se fossero di famiglia. Quella confusa, anche in questo caso, ero sempre e solo io. “I razzisti devono essere andati in vacanza altrove” – ho pensato.

Sulla spiaggia tante donne hanno comprato i costumi dagli ambulanti, ovviamente irregolari. 5 euro a costume. Andavano a ruba. E’ stato strano vedere così tanti ambulanti abusivi perché, da quanto letto e sentito, ero convinta che fossero spariti dalla circolazione, come per magia. Uno di loro mi si è avvicinato, vendeva occhiali: “Tira fuori il malloppo”, mi ha detto ridendo. E devo dire che una risata l’ha strappata anche a me. Ma non ditelo a Salvini!

A Pisa, a due passi dall’incantevole torre, ho visto tanti immigrati regolari gestire negozi di souvenir e tanti irregolari passeggiare indisturbati, con i loro orologi taroccati al seguito. Sono super organizzati perché se il sole lascia spazio alla pioggia, gli ombrelli (con la stampa della torre di Pisa) prendono il posto degli orologi, alla velocità della luce. Ed è sotto la pioggia che un vu cumprà mi ha regalato un braccialetto: “Voi italiani siete così bravi con me, te lo regalo, ti porterà fortuna”. Si è rotto dopo un minuto, il tempo che Rachid ha impiegato a svanire nel nulla. Ma non è scappato perché perseguitato. Vi assicuro che era più sereno di me.

Sul treno, che ho preso due volte, l’addetto al servizio ristorante era straniero. Educato, sorridente, professionale. Ha lavorato, ovviamente e giustamente, indisturbato. In mia presenza, nessuno l’ha offeso o minacciato.

Ho sentito diversi connazionali, però, puntare il dito contro gli immigrati che delinquono, categoria che fa esasperare gli animi anche di parte degli immigrati onesti. “Sono i clandestini cattivi – mi ha  spiegato una mia amica italo-africana – a spingere i più a salire sul carro dei favorevoli alle espulsioni: quelli che gestiscono giri di prostituzione, che spacciano droga, quelli che rubano, quelli che si sdraiano sulle panchine dei giardinetti e iniziano a bere birra a colazione, a litigare con chi commette l’errore di osservarli un minuto di troppo, quelli che urinano per strada. Sono loro a rovinare la reputazione dei tanti altri che invece aspirano a integrarsi o che, come me, si sono già integrati da tempo”.

“Ci sono altre cose, piccole o grandi, a seconda dei punti di vista, che ci allontanano dagli immigrati” – secondo un senzatetto italiano che vive da diversi anni su una panchina alla periferia di Torino. “Io ho perso casa e lavoro” – mi ha raccontato – “vivo per la strada, il cibo me lo portano le persone del quartiere, che mi conoscono e sanno che sono una brava persona. Lo Stato non sa neanche che esisto. E agli stranieri invece da il lavoro, la casa popolare, le sigarette gratis. Io razzista o populista? Sono solo invidioso” – ha detto accennando un sorriso, su un volto segnato dalle fatiche della vita.

Invidia, rassegnazione, rabbia, insoddisfazione, paura, stanchezza. E’ questo che provano diversi italiani. Il razzismo è altra cosa. Il razzismo è odio. Esiste e, come ha detto Jovanotti, “è il peggio del peggio di cui è capace l’essere umano”. Ma per fortuna, non la fa da padrone. Occorre lavorare per eliminarlo, (difficile ma non impossibile), così come andrebbe eliminato l’odio politico: è brutto continuare a sentire, o a leggere, che tutti coloro di centro-destra sono fascisti e lo è altrettanto definire l’elettore di centro-sinistra un “comunista”, in senso dispregiativo.

Bisogna imparare, se non lo si fa già, a dire no all’intolleranza, in tutte le sue forme, contribuendo a migliorare la nostra Italia. Un Paese meraviglioso, pieno di bella gente: seria, onesta e non razzista. Gente in parte stanca del record europeo d’immigrati clandestini, stanca di sentir parlare di emergenza, di soccorsi  negati o rimandati, del calo degli sbarchi ma non dei morti, stanca di doversi dividere tra buonista e cattivista, nauseata dalle chiacchiere europee, dalle strumentalizzazioni politiche, da chi semina odio, da chi vive di retorica, da chi grazie ai profughi si arricchisce. Gente che vive in un’Italia normale, desiderosa di soluzioni, impaziente di scendere dal podio dell’accoglienza a oltranza, per far provare questa “emozione” a qualche altro paese europeo.

Autore:

Vivo e scrivo senza stress.

Un pensiero riguardo “Io, turista in un’Italia stanca ma…non razzista.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...