Pubblicato in: Il mondo visto da qui

Intervista a Mauro Laus, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte.

 

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Carmen Vurchio – Mauro Laus

 

 

 

 

 

Originario di Lavello, si trasferisce a Torino per proseguire gli studi. Inizia una carriera imprenditoriale, che lo porterà lontano. Poi la decisione di entrare in politica, a piccoli passi. Dopo anni tra i banchi del Consiglio regionale del Piemonte, ne diviene Presidente. Il segreto del suo successo? Passione, sacrifici e umiltà.

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Presidente Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Laus.

 

Presidente Laus, come si presenterebbe a chi non la conosce?

Sempre con totale semplicità e disponibilità, ma sostanzialmente come un uomo del fare, pratico e poco teorico.

Da piccolo, quando ancora viveva in Basilicata, qual era il suo sogno nel cassetto?

Volevo diventare un affermato avvocato penalista. L’idea mi ha sempre affascinato. Forse qualche film di troppo mi ha segnato nell’inconscio. Nel contempo sognavo di amministrare Lavello, la città che mi ha visto nascere.

Un giorno potrebbe tornare in Basilicata e governarla.

Diciamo che ho imparato che nella vita non bisogna mai dire mai.

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Da diversi anni, però, Torino l’ha adottata, all’inizio per motivi di studi, poi per lavoro. E’ nel capoluogo subalpino che ha iniziato a fare l’imprenditore, raggiungendo grandi livelli. A chi deve dire grazie?

Sono fiero di poter dire che non devo ringraziare nessuno. Mi sono guadagnato tutto da solo, attingendo dalla botte energetica e valoriale che mi è stata consegnata gratuitamente dai miei genitori.

I suoi genitori Le avranno insegnato a impegnarsi, a perseverare. Ma Lei ci ha messo del suo. 

Ho lavorato sodo, senza mai perdere il coraggio di guardare oltre e restando sempre con i piedi per terra. Una giusta dose di semplicità, umiltà e simpatia ha facilitato le interlocuzioni imprenditoriali, senza trascurare l’indispensabile carta vincente.

Cioè, quale?

Quella di essermi circondato sempre di persone più capaci di me.

Una carta che di solito gli uomini di potere non vogliono giocare, per paura che quelle persone capaci gli rubino la poltrona. Lei non ha mai avuto questo timore?

Le confesso che ho sempre dormito sonni tranquilli, perché ho molta fiducia in me stesso. Ma se un giorno un mio capace collaboratore dovesse riuscire a prendere il mio posto, pazienza. Almeno potrò dire che non sono stato scavalcato da un cretino.

Oltre al lavoro, la famiglia. Lei ha una moglie e due figli. Com’è Mauro Laus marito e padre?

Dovrebbe chiederlo a loro. Di solito dicono che sono presente qualitativamente e quantitativamente e sono anche un ottimo collaboratore domestico. Il merito è tutto di mia madre: so cucinare, stirare, cucire, lavare. Da bambino dovevo tassativamente collaborare, aiutare in casa. E da allora non ho mai smesso di farlo.

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Mauro Laus con sua mamma

Oltre agli insegnamenti dei suoi genitori, Lei porta nel cuore un parroco: don Marco Bisceglia.

E’ vero. Ha significato tanto per me, avere avuto la fortuna d’incontrarlo. Un’eccellenza umana. Don Marco Bisceglia mi spiegò, con garbo e competenza, che non dovevo preoccuparmi delle scarpe e del vestito nuovo, che non avevo. Perché la ricchezza reale era quella interiore. Così, un giorno, all’insaputa dei miei genitori, con la mia giacchetta gialla, andai da solo a prendere la Prima comunione. Una giornata indimenticabile grazie a lui, don Marco, una persona che riusciva a fare della dignità dei poveri una straordinaria ricchezza. E’ da quel giorno, il giorno della Prima comunione, che grazie alle sue parole io mi sento ricco.

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Mauro Laus con don Marco

Torniamo all’età adulta. Da imprenditore di successo a uomo politico. Perché ha deciso di rimettersi in gioco?

Perché mi ha sempre affascinato l’idea di poter dimostrare che quanto di bene ho realizzato per me, è possibile farlo anche per gli altri.

La gente ha creduto in Lei sin da subito. Ha ottenuto sempre un mare di voti. Perché? Cosa la distingue da colleghi che raggiungono la meta una volta e poi perdono consensi dal mattino alla sera?

Credo dipenda dal mio modo di essere, dal mio modo di fare, dal fatto che non ho mete da raggiungere ma orizzonti da inseguire. Capita di perdere consensi, potrebbe capitare anche a me ma mai, ne sono certo, perderò credibilità e dignità. Ed è il mio comportamento trasparente e misurato, a mio avviso, unito alla mia serietà, a coinvolgere l’elettorato, che ho sempre rispettato.

Lei non è un politico di professione ma neanche uno alle prime armi. Quanti anni ha trascorso in consiglio regionale prima di diventarne Presidente e che emozione ha provato ai tempi, nel 2014?

Ho lavorato nove anni in consiglio regionale, prima di diventare Presidente. L’emozione è stata tanta e non descrivibile ma immediatamente carica di responsabilità e quindi nemmeno tanto goduta.

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Presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Laus

A proposito di Consiglio regionale. E’ un po’ che non si sente parlare di scandali legati alle spese pazze dei consiglieri, che comunque continuano  a guadagnare quanto i deputati. Lei che era in consiglio durante i periodi neri, diciamo così, cosa provava nel vedere che c’era chi usava soldi dei cittadini per comprarsi slip e Vuitton? Consiglieri di destra e di sinistra?

Su rimborsopoli preferisco non commentare. Posso dirle però che il contributo normativo che ho dato in questa legislatura, ha reso l’istituzione che rappresento, un palazzo di vetro in grado di rendere tracciabile qualsiasi comportamento, dal dipendente al Presidente del Consiglio.

A proposito di schieramenti politici. Qual è la salute del suo partito di riferimento, il Partito Democratico, nella regione Piemonte? Le capita mai di rimpiangere il passato, quindi La Margherita?

Non rimpiango la Margherita, credo nel progetto del Partito Democratico, anche se come nelle migliori famiglie, c’è chi non merita di ricoprire ruoli e di occupare spazi.

A chi si riferisce?

Non mi riferisco a nessuno in modo particolare, ma è del tutto evidente che quello che succede in altri partiti succede anche nel nostro: persone non radicate sul territorio e non capaci nella gestione della cosa pubblica, continuano a mantenere ruoli di primo piano.

Matteo Renzi invece merita il ruolo che ricopre?

Renzi ha dato tanto al Partito, merita più rispetto anche se “fortunatamente”, essendo una persona, come tutti, può commettere errori.

Restiamo su Renzi e sul suo amore sfrenato per la rottamazione. Lei chi rottamerebbe in Piemonte? L’ex sindaco Piero Fassino?

Direi proprio di no. Anzi, tra tutti i politici che io abbia incontrato, Fassino è il più grande lavoratore con indubbie capacità politiche, ma come tutti non è perfetto.

 

Com’è invece il suo rapporto con l’attuale sindaco di Torino, Chiara Appendino, del Movimento 5 Stelle?

Con Chiara Appendino ho un bel rapporto istituzionale. Sono certo che Lei con il Movimento 5 Stelle abbia poco o nulla da condividere.

Facciamo un passo indietro e torniamo al suo partito. Cosa dovrebbe fare il Pd, secondo Lei, per riconquistare consensi?

Dovrebbe mettere al centro di tutte le politiche la persona. Puntare su un piano strategico contro le nuove povertà. Dovrebbe investire sul capitale umano. Un elettore, quando ci vota, si fida e si affida a noi  proprio come i bambini quando danno la mano ai propri genitori. Bene, quella mano è sacra e va tutelata. Tanti dirigenti di sinistra quella mano l’hanno tradita e sfruttata. Preferirei non aggiungere altro.

Il prossimo obiettivo di Mauro Laus? Sempre nel mondo della politica?

La risposta è semplice, come lo sono io. Non ho mete da raggiungere ma buone pratiche e stili di vita da contaminare. Tenterò di farlo, come dicevo all’inizio, in modo pratico e non teorico.

 

 

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Vivo e scrivo senza stress.

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