
Riina merita una morte dignitosa? Ma perché non gli concediamo la beatificazione? Tanto cosa ha fatto di grave? Ucciso e fatto uccidere persone senza pietà, a sangue freddo, sciolte nell’acido, fatte saltare in aria, torturate, massacrate.
Ma sì, dirà qualcuno, quello è il passato. Oggi Totò Riina, poverino, è anziano, è malato, è sofferente, è alla fine dei suoi giorni.
E allora, mi chiedo io, cosa importa? Uno così non merita di marcire in carcere, di soffrire un minimo, di provare un po’ di dolore? Altro che morte dignitosa.
Non ha l’età per soffrire? E le sue vittime, tante, troppe, colpevoli, innocenti, brave, cattive, avevano l’età per morire? Eliminate, senza pietà.
E’ a loro che si deve pensare quando si nomina Totò Riina, non alla sua data di nascita.
Stiamo parlando di un capo mafia, di uno che non ha mai avuto cuore e che il cuore lo ha spezzato a tanta gente.
I familiari delle sue vittime lo hanno perdonato?
Coloro che non ci sono più, perché lui ha deciso che “non avrebbero mai più visto il sole”, probabilmente, si rivolterebbero nella tomba se vedessero il proprio carnefice morire a casa propria, magari attaccato al cellulare, mentre prima di tirare l’ultimo respiro, esprime anche il suo ultimo sanguinario desiderio.
Evitiamo che ciò accada. Non manchiamo di rispetto, ancora una volta, a chi per colpa di Riina non c’è più. Non manchiamo di rispetto a chi piange ancora oggi quelle vittime. A chi di piangere non smetterà mai.
Tutti vanno perdonati, tranne quelli come lui. Quelli come Riina devono rimanere in carcere fino alla fine dei propri giorni e quella, per la gente come lui, è una morte più che dignitosa. Meglio che finire in pasto ai maiali.
Quindi, se potessi decidere io, mai e poi mai permetterei a quest’uomo di aspettare la sua fine comodamente sdraiato sul divano di casa, circondato dai suoi affetti, servito e riverito come se fosse ancora onnipotente, come se fosse ancora il Capo dei Capi.