Matteo Renzi, che ultimamente non è stato poi così fortunato, decide di ripartire da LINGOTTO ’17. Sì, il 17 indica l’anno e non il giorno ma sempre di 17 si tratta. Ed è pure venerdì. Non pensa di averne avuta già troppa di sfiga?
Comunque, basta non crederci: alla sfortuna, non alle parole di Renzi, s’intende.
Lui ha parlato bene e di tutto. Salute, lavoro, le solite cose. Non poteva mancare il capitolo “rinnovamento generazionale”. Si sa, Renzi è da sempre fissato con l’età.
Peccato che in platea di ragazzini ce ne fossero pochi, soprattutto in prima fila, dove a sventolare la bandiera dell’usato sicuro e garantito c’era il non più giovane Chiamparino, classe ’48, con al suo fianco il collaudato Fassino, classe ’49. E infatti Renzi li ha ringraziati entrambi: “Esprimo a Chiamparino e Fassino la mia gratitudine, perché hanno reso grande Torino…” Probabilmente appartengono a una generazione di…fenomeni. Quindi loro possono dormire sonni tranquilli. Renzi sulla loro età continuerà a chiudere un occhio, anzi due. Per quanto, non si sa. Il tempo, così pare, per Renzi è relativo. Lo dimostra il fatto che dopo pochi minuti dai ringraziamenti di rito ai non rottamati del partito, è tornato a battere il chiodo: “Il Pd? E’ il partito degli eredi e non il partito dei reduci”.
Ma insomma questi reduci li vuole o li vuole spedire a casa? Lo slogan dell’evento non fa chiarezza a riguardo: “tornare a casa per ripartire insieme”. Lui a casa ci è tornato, quindi è pronto a ripartire. Ma chi a casa invece non ci è mai andato, che deve fare?
Una cosa è certa: lui c’è. Lo urla alla platea per ben due volte: “Con la forza, con l’energia, con l’entusiasmo, con le ferite. Perché un uomo si giudica da come porta le sue cicatrici”.
E com’è orgoglioso mentre lo dice: “Le cicatrici”.
Ma come le porta lui queste cicatrici: le mostra, le nasconde o, peggio ancora, fa finta di averle?