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AMIANTO: IL KILLER CHE UCCIDE, SENZA ALCUNA PIETA’

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di Carmen Vurchio

“L’amianto è un silicato che uccide nel tempo. Un killer spietato e silenzioso che non fa distinzione di razza, di sesso, di religione e di opinioni politiche. Una vera e propria bomba ad orologeria che improvvisamente esplode e uccide senza fare rumore”.

Sono le parole di Antonio Dal Cin, finanziere per quasi un quarto di secolo, in congedo da quando ha contratto una malattia professionale: l’asbestosi. Malattia presa nelle caserme che sono state per lui una seconda casa per tanti anni. Antonio lì si sentiva al sicuro, ignaro di essere esposto a polveri e fibre di amianto anche durante le ore notturne, quando il suo organismo necessitava di rigenerarsi.

Antonio Dal Cin. Perché, nel suo caso, si parla di malattia professionale?

“Ho contratto l’asbestosi, perché la Guardia di Finanza non mi ha fornito alcuna protezione individuale, volta a ridurre al minimo sostenibile le probabilità di un danno conseguente a malattie professionali e non ha verificato periodicamente la salubrità dell’ambiente lavorativo, nel rispetto dei principi di tutela del lavoro e della salute (artt. 3, 4, 32, 35 e 36 Cost.), quale bene primario che assurge a diritto fondamentale della persona ed impone una piena ed esaustiva tutela delle condizioni di vita, di ambiente e di lavoro”.

Dal Cin ha prestato servizio nella Guardia di Finanza, in Emilia Romagna, in Friuli Venezia Giulia e nel Lazio. Il suo caso, il suo coraggio, le sue denunce, hanno consentito di avviare  mappatura e bonifica delle caserme, dove in questi ultimi decenni, tanti suoi colleghi sono stati esposti all’amianto.

Nato a Crema, nel ’69, residente a Sabaudia, Antonio Dal Cin, da quando si è ammalato, è stato costretto a modificare abitudini e stile di vita. La sua malattia lo costringe a stare costantemente a riposo, “per evitare tra l’altro – dice il diretto interessato – che aumenti il battito cardiaco, già oltre la soglia, e perché avverto affaticamento, dispnea e talvolta soffocamento”.

E’ costretto a prendere quotidianamente diversi farmaci, tra cui 10 mg. di betabloccante, a causa di ricorrenti episodi di TPSV (tachicardia parossistica sopraventricolare) con frequenza del battito cardiaco anche superiore a 200 b./m.,  come rilevato dai medici in terapia intensiva, per cui ha dovuto sottoporsi allo “Studio Elettrofisiologico transcatetere cardiaco”, in uno dei centri di emodinamica più avanzati in Europa, dove non è stata riscontrata alcuna malformazione congenita al cuore.

“La scienza – dice Antonio – ha ampiamente dimostrato come l’amianto determini nel tempo gravi danni all’apparato cardiovascolare”.  Per questo continua a lottare, per salvare vite umane. La sua non è una battaglia, ma – così ama definirla lui – “un prezioso cammino in nome della Sacralità della Vita”.

Antonio invoca la mappatura e le bonifiche di tutti i siti del territorio nazionale, dove è presente l’amianto, uno dei più micidiali cancerogeni del pianeta.

“Quando lascerò questa vita – dice  – almeno il mio sacrificio sarà servito a qualcosa”.

Qual è la Sua più grande preoccupazione?

“Lasciare soli i miei figli in tenera età, Matteo, nato nel 2013 ed Anna che ha 10 anni, dato che anche mia  moglie non gode di ottima salute, tra Sclerosi Multipla e morbo di Basedow”.

L’ex finanziere è un attivista dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto ONA Onlus, un’associazione che in Italia conta oltre 10.000 iscritti, presente ormai in quasi tutte le regioni, e che intrattiene rapporti con le agenzie e le Istituzioni di tutto il mondo. Il presidente dell’ONA è l’Avv. Ezio Bonanni, “uno dei massimi esperti al mondo sull’amianto – dice Antonio – e che difende le vittime dell’amianto e degli altri cancerogeni in Italia e nel resto d’Europa”. 

 Quale uso dell’amianto si è fatto in Italia?

L’ amianto in Italia è stato utilizzato in maniera indiscriminata ed è entrato nella composizione di oltre 3.000 prodotti di uso molto comune e a diretto impatto con la popolazione, come: cartoni, mastici, sigillanti, corde e tessuti, ma anche per la costruzione di tramezzi, tetti, tubi, condutture e serbatoi di acqua potabile, pannelli e lastre per coperture, compound (masse) per la protezione antincendio e l’isolamento termico, intercapedini e stucchi per abitazioni e strutture pubbliche, quali asili, scuole, uffici, ospedali, caserme. Ma ha trovato impiego anche nella cantieristica navale, in campo aeronautico, in ambito ferroviario, come nell’industria automobilistica, dove è stato utilizzato nelle vernici, nelle pastiglie dei freni, nelle frizioni e nelle guarnizioni, in virtù della sua elevata resistenza termica e chimica. L’amianto, sì è dimostrato essere un materiale estremamente versatile, a basso costo, con estese e svariate applicazioni industriali, poiché migliorava la resistenza degli elementi strutturali, assicurava l’isolamento termico ed acustico e proteggeva contro i rischi d’incendio. La pericolosità per la salute umana delle polveri e fibre di amianto è nota sin dagli inizi del secolo scorso e la letteratura scientifica lo ha avvalorato in modo chiaro, inequivocabile ed incontrovertibileInoltre, la Suprema Corte di Cassazione IV Sezione Penale, con Sentenza n° 42128 del 12/11/2008 afferma che l’amianto ha un ruolo altamente privilegiato nell’innesco del processo cancerogenetico. Tali fibre hanno un privilegiato ruolo causale, sulla base di affidabili acquisizioni scientifiche, perché particolarmente sottili e quindi dotate di elevata capacità di penetrazione nei tessuti. La quantità e la durata dell’esposizione sono  irrilevanti.
L’incidenza, i tempi di latenza e di progressione delle patologie asbesto correlate, sono direttamente proporzionali all’intensità e alla durata dell’esposizione, ma sono indipendenti dalla soglia, e nei soggetti predisposti ne può essere sufficiente anche una sola esposizione”.

AL MOMENTO NON E’ POSSIBILE SAPERE SE VI SIA UNA SOGLIA (DI FIBRE DI AMIANTO) AL DI SOTTO DELLA QUALE NON SI OSSERVI UN AUMENTO DI RISCHIO DI TUMORE” (Agenzia internazionale di ricerca sul cancro – Lione 1976)

Chiunque viene esposto all’amianto può diventare una vittima di questo killer senza pietà?

“Considerato che una fibra di amianto è 1.300 volte più sottile di un capello umano, e che non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa, anche una sola fibra può causare il mesotelioma pleurico e altre patologie Amianto correlate. L’esposizione prolungata nel tempo o a elevate quantità, aumenta le probabilità di contrarle. Oltre al mesotelioma pleurico, l’amianto determina un aumento dell’incidenza di altri tumori, in particolare di quelli del polmone, della laringe, dell’esofago, del colon – retto e del rene. Anche l’esposizione sporadica è dunque dannosa per la salute umana. La semplice esposizione all’amianto materializza di per sé un danno, in quanto le fibre, una volta respirate rimangono nell’organismo, ed arrecano danni anche meccanici. Inoltre sono in grado di aumentare il rischio, diminuire i tempi di latenza, rendere più aggressiva ed accelerare qualsiasi patologia tumorale, oltre che causare direttamente il mesotelioma pleurico, il carcinoma, l’asbestosi, tutte patologie tabellate come asbesto correlate, con latenza anche fino a 40 anni. Come già acquisito dalla scienza, e come risulta dalla premessa della Direttiva Comunitaria 77/99/CEE, non esiste soglia sotto la quale non c’è rischio. Pertanto anche una fibra sarebbe sufficiente per determinare il rischio di una patologia asbesto correlata. Con l’esposizione un danno c’è comunque, in quanto le fibre una volta respirate non vanno più via, ledono i legami del DNA cellulare, danneggiano il sistema immunitario dell’organismo ed arrecano tutta una serie di altri danni.  Portano comunque a un danno meccanico nell’organismo, specialmente nelle vie respiratorie”.

Com’è oggi la situazione in Italia?

“I dati parlano chiaro, per cui è evidente che la situazione è a dir poco drammatica. Lo Stato italiano, ben 25 anni fa, ha messo al bando l’amianto, con la Legge 27 marzo 1992, n. 257 (pubblicata sul Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 1992 ed aggiornata con le modifiche apportate dalla legge 24 aprile 1998, n. 128, dalla legge 9 dicembre 1998, n. 426, dal decreto-legge 5 giugno 1993, n. 169 e dal decreto-legge 1 ottobre 1996, n. 510), che disciplina la realizzazione di misure di decontaminazione e di bonifica delle aree interessate dall’inquinamento da amianto. Ma pur avendo stabilito il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto, non impone un obbligo indiscriminato di rimozione e smaltimento dei materiali già esistenti contenenti il cancerogeno, salvo che lo stato di manutenzione del medesimo ne renda evidente l’opportunità di rendere necessaria la rimozione”.

Quanti sono i siti ancora da bonificare?

“Nel nostro Paese vi sono ancora 42.000 siti contaminati, che si aggiungono a più di 1.000.000 di micrositi e 40.000.000 di tonnellate contenenti amianto e purtroppo il fenomeno epidemico ha raggiunto circa 6.000 morti l’anno per patologie asbesto correlate, con un costante aumento dei casi di mesotelioma, mentre in tutto il resto delle nazioni civilizzate risultano in diminuzione. Il Prof. Claudio Bianchi, una delle più autorevoli personalità nel mondo della medicina legale, ha evidenziato che in Italia ci sono 4.000 tumori annui amianto-correlati, 11 al giorno, uno ogni due ore, a fronte di oltre 100.000 nel mondo”.

L’amianto è presente anche in molte scuole. Questo vuol dire che c’è chi sottovaluta i rischi per la salute di chi frequenta questi luoghi, quindi anche delle nuove generazioni?

“In Italia sono 2.400 le scuole, stima per difetto, dove è stata riscontrata la presenza di amianto e risultano quotidianamente esposti al cancerogeno circa 350.000 tra studenti, docenti e personale scolastico. Tale condizione, inevitabilmente, determinerà nel tempo l’insorgenza di patologie asbesto correlate in soggetti sempre più giovani, come sta già avvenendo. I bambini sono indifesi e spetta a noi tutelarli. Anche in questa drammatica realtà sono in assoluto i soggetti più fragili e se esposti al cancerogeno nella fase dell’accrescimento, potrebbero sviluppare le malattie da amianto in giovane età. Lo Stato non può non tener conto di una realtà dei fatti, tanto comprovata, quanto inoppugnabile, per cui occorre agire senza ulteriore ritardo, attuando tutto quanto è necessario a garantire una scuola sicura, senza amianto, senza cancro. L’ istruzione obbligatoria, impartita per almeno 10 anni, si realizza secondo le disposizioni indicate all’articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per cui è evidente che la scuola, a partire da quella della prima infanzia, ha il compito di costruire il futuro dei nostri figli, che debbono adempiere all’obbligo scolastico, quale diritto-dovere, in un contesto di assoluta sicurezza e serenità, dove sia garantito ogni altro diritto, compreso quello alla Salute. L’art. 32 primo comma della Costituzione della Repubblica Italiana demanda alla Repubblica la tutela della salute, quale fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

 

Dalla sua testimonianza e dai dati che ci ha fornito, risulta chiaro come l’unica fibra di amianto non pericolosa per la salute, sia quella che non respiriamo. Quindi la bonifica è una priorità. Forse l’ostacolo è il costo?

“Sono maggiori quelli che lo Stato è costretto a sostenere annualmente per le cure di migliaia di malati, anche quelle palliative, o quelle della terapia del dolore in fase terminale. Prevenire è sempre meglio che curare. Lo stesso criterio dovrebbe essere attuato per evitare perdite di vite umane e contrastare i danni dovuti al terremoto, visto che ricostruire comporta costi enormi, rispetto a mettere in sicurezza.

Ho preso questo esempio, perché l’amianto costituisce una vera e propria tragedia nella tragedia, nelle aree colpite dal sisma, visto che i soccorritori sono risultati sprovvisti di idonei mezzi e strumenti necessari a scongiurare il rischio morbigeno per esposizione all’amianto.

In conclusione, quanti anni ci vorranno/vorrebbero per bonificare tutto l’amianto presente in Italia?

Circa 80 anni, ragion per cui è necessario che si affronti concretamente il problema, senza rimandarlo o lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti questa eredità di morte e sofferenza”. 

La Sua, la Vostra lotta, che dovrebbe in realtà trasformarsi in  una lotta collettiva, servirà ad accelerare i tempi?

“Ciò che è certo è che non resteremo in silenzio, ad aspettare che qualcosa cambi. Faremo tutto ciò che è giusto fare, non solo per noi, per i nostri cari, per rendere giustizia a chi soffre e ai familiari delle vittime, ma per contribuire al cambiamento, affinché per i nostri figli e le generazioni che verranno, possa esistere la possibilità di un mondo migliore, senza amianto, senza cancerogeni, senza cancro. Coloro che continueranno a disattendere il diritto alla Salute, e con esso quello alla vita, saranno complici e responsabili di un genocidio senza precedenti e dovranno, prima o poi, fare i conti con la loro coscienza, perché inevitabilmente lasceranno ammalare i loro figli e i loro nipoti, in un territorio sofferente e inquinato, dove è difficile sfuggire alla dolorosa realtà di poter contrarre, un giorno più o meno lontano, una malattia incurabile”.

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