di Carmen Vurchio
Sette anni fa, quando sono arrivata a Santa Maria, (Sal, Cabo Verde), fare la spesa era una lotta continua.
Vedevi il caffè tra gli scaffali? Dovevi comprare tutte le confezioni esposte, perché magari poi sarebbe mancato per mesi. Stessa storia per i biscotti, per il formaggio, per tutto.
Oggi la situazione è cambiata, e in meglio. Ci sono supermercati caboverdiani, gestiti benissimo, ci sono minimarket cinesi, con ottimi prezzi, e c’è anche chi vende prodotti italiani, dalla pasta al vino, dagli affettati alla carne. Tutta merce di qualità.
Certo, se si vuole mangiare all’italiana non si spende poco, come credono in molti. Colpa delle tasse d’importazione che rendono alcuni beni proibitivi.
Un barattolo di nutella, che da noi costa meno di due euro, qui di euro ne costa sei, come la marmellata. Un pacco di biscotti da tre euro, qui si vende a otto euro, una bottiglia di vino da tavola di euro ne costa sette così come 400 grammi di parmigiano. Una bottiglia di spumante? Minimo 14 euro. Introvabili le merendine italiane, niente grissini, e nessuna possibilità di scegliere tra mille offerte come in Italia. Una marca di biscotti e basta. “O mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”. Ecco perché il prezzo, a volte esagerato, passa in secondo piano, lasciando che la golosità prenda il sopravvento.
Per risparmiare basterebbe mangiare pane e acqua? Non direi, dato che l’acqua non è potabile e va comprata. Quella che costa meno viene 50 centesimi a bottiglia.
Quindi, cosa fare? Se si vuole vivere a due passi dall’Africa ma possedere un frigo e una dispensa dal contenuto “ITALIANO”, quindi invidiabile da queste parti, allora bisogna avere un minimo di disponibilità economica. Altrimenti ci si dovrà accontentare del Made…altrove. Che non è poi così male.